A 23 anni non riesco più ad immaginare cosa sarebbe stata la mia vita se non avessi “scoperto” il Basket.
Persone ben più qualificate di me han speso (e tuttora spendono) le migliori parole possibili per descrivere quel meraviglioso Gioco che è la Pallacanestro.
Il Basket è un Gioco, a mio modo di vedere, fortemente meritocratico. E, allo stesso tempo, difficilissimo da raccontare.
Avendo come sogno di vita quello di poterlo raccontare professionalmente, è naturale ispirarsi a coloro che segnano epoche del racconto sportivo.
Sono abbastanza sicuro di poter affermare che in Italia, appena dici “Basket” e “TV” (o “raccontare il Basket” o simili), i primi due nomi cui pensi sono quelli di, in rigoroso ordine alfabetico, Federico Buffa e Flavio Tranquillo.
O “BuffaTranquillo”, un’unica parola. Come le coppie che han fatto la storia dello sport, tipo “KobeShaq” o “JordanPippen” o “StocktonToMalone” e via discorrendo.
Il “Natale NBA” italiano quest’anno si arricchisce di “The Reunion”, 90 (tondi tondi) appassionanti minuti di conversazione tra le due voci principali della pallacanestro nostrana negli ultimi 20 anni.
“The Reunion” scivola via lasciandoti quella sensazione di “I want more”, di voler continuare ad assistere a quella che è, sintetizzando al massimo, un incontro tra due vecchi amici che si raccontano la loro passione sottolineandone alcuni aneddoti.
“The Reunion” è, per stessa ammissione di Tranquillo a inizio trasmissione, un qualcosa realizzato per il pubblico, per gli appassionati, per coloro che sono cresciuti con la voce narrante di “BuffaTranquillo”.
Durando 90 minuti precisi, “The Reunion” si può dividere in due tempi da 45 minuti, quasi come due atti di uno spettacolo teatrale.
Il primo atto è un viaggio all’interno del rapporto “BuffaTranquillo”, una cronistoria del loro avvicinamento al Gioco tra gli anni ’70 e ’80, con molti momenti “inediti” e poco noti. C’é anche spazio per quello che secondo me è uno dei momenti più interessanti del programma: una riflessione accorata e autocritica sul “metodo Buffa-Tranquillo”, la loro metodologia di raccontare le partite riempiendole di aneddoti che oggi trova tante riproposizioni (anche nel raccontare altri sport) ma che anche poco tempo fa non raccoglieva un elevato consenso.
Ricordo bene quando “rivali” comunicativi di BuffaTranquillo lamentavano l’eccessiva tecnicità del loro linguaggio e come questo potesse essere un ostacolo nell’accesso al Gioco. Nel mio caso, ma probabilmente anche in quello di persone che oggi raccontano il Basket meglio di me (e che ho la fortuna di conoscere personalmente), questo metodo ha rappresentato uno stimolo nell’accedere al Gioco: la curiosità di sapere, capire, quegli aneddoti e quelle storie, oltre alle dinamiche del mondo NBA. Un qualcosa che non è esclusivo della mia mentalità di vedere il Basket, ma che è parecchio condivisa e diffusa tra gli appassionati, come testimonia l’ottima intervista allo stesso Tranquillo di Dario Vismara sull’Ultimo Uomo.
Il percorso del “primo atto” si conclude idealmente a fine anni ’90, al momento in cui l’NBA torna sull’allora Tele+, che la affiancava alla copertura dell’NCAA. College Basketball di cui Buffa era seconda voce a quei tempi, periodo ricordato da video di repertorio che i nostalgici di quel periodo ameranno moltissimo.
Fine anni ’90 che segnano il passaggio dal primo al secondo atto: con il ricordo della prima telecronaca NBA del duo (Lakers-Suns del Novembre ’97) si passa alla parte più attesa dalla maggior parte dei Fan: una lunga retrospettiva (di circa 45 minuti) sull’NBA nel periodo BuffaTranquillo, dallo storico All Star Game ’97 di Cleveland con la premiazione dei 50 migliori giocatori di ogni epoca all’ultima telecronaca NBA del duo, la Gara 7 del 2013 tra Heat e Spurs.
Si parte dalle squadre che han segnato maggiormente queste 17 stagioni (gli ultimi Bulls di Jordan, i Lakers del Three-Peat, gli Spurs e gli Heat dei Big Three): 45 minuti ricchi di aneddoti e memorie, spesso inedite, sui protagonisti di questo lungo periodo della storia NBA, con ovviamente uno spazio dedicato a Kobe Bryant e al suo prossimo ritiro.
I 90 minuti di #TheReunion scivolano via leggermente, tanto da rendere interessanti anche i momenti definibili come “autocelebrativi” (non mancano le occasioni in cui Buffa e Tranquillo, che prima di tutto sono due amici, si complimentano -giustamente- a vicenda per la loro carriera ricca di soddisfazioni).
Una Reunion che potrebbe avere un seguito nei prossimi mesi e che rappresenta un “testamento spirituale” perfetto dell’amore per il Gioco da parte di due persone che han passato larga parte della loro vita a raccontarlo. Un programma, perfettamente costruito e montato dal team di SKY Sport, che nasce come un unicum e probabilmente è speciale (anche) per questo: quando le cose sono rare tendono ad assumere un valore maggiore.
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